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Intervista al maestro – parte 2

La bellezza e il fascino sono solamente l’espressione esterna del corpo. La pratica dello yoga porta la bellezza al mio corpo interiore, alle cellule, alle fibre, ai tendini, ai muscoli e agli organi. Questa bellezza altro non è che il perfezionamento che si raggiunge attraverso la pratica e l’esperienza. Il raffinamento dello Spirito si raggiunge attraverso un lavoro intenso sul corpo interiore e sulla mente. Mantengo intatta la mia bellezza interiore senza subire il deterioramento che viene con l’età. Con la pratica interiore il processo naturale di degrado viene rallentato e fermato. La mia pratica dello yoga è ora rivolta alla trasformazione della bellezza in gloria.

Non ho mai prestato attenzione alla bellezza esteriore e al mio aspetto quando ero malato. Facevo molta più attenzione alla vita interiore e a tutte le sensazioni vitali interiori che, secondo me, costituiscono la bellezza interiore. Oggi che ho ottantun’anni, quando faccio pratica non penso all’età che ho. Il pensare continuamente alla propria età può diventare un ostacolo alla nostra pratica. La gente mi ricorda spesso l’età che ho, ma mentre pratico lo yoga io sono al di là del mio corpo e della mia età.

Nel momento in cui uno pensa alla vecchiaia, la mente ne approfitta per fuggire via e il corpo decade. Tutte le volte che il corpo dà segni di cedimento, lo sprono ad appassionarsi al lavoro ringiovanendo e ricuperando la parte del corpo che era intorpidita. Per questo ogni giorno lavoro e lotto per trovare dove sono i blocchi e rimuoverli e vado avanti senza pensare alla mia età. Ho sempre nel mio cuore il desiderio di lavorare per continuare il processo di purificazione del mio corpo e di affinamento della mia intelligenza. Se nella pratica la pelle del mio corpo si contrae, sento che anche la mia mente si contrae. Se una parte del mio corpo è inerte, so che anche la mia mente è inerte in quella parte. Alla mia età queste cose sono evidenti, ma in genere poche persone vi prestano attenzione. Io sono grato a Dio per avermi fatto questo meraviglioso dono della sensibilità della mente, dell’intelletto e del corpo. Lavoro duramente per conservare questa qualità, perché è un fatto naturale che tutto si contragga, tutto si riduca con l’età; ma io non permetto che ciò avvenga e che la mia mente divenga più piccola e insignificante. Se la mente si ritira anche il coraggio si ritira e comincia l’invecchiamento.

Io non chiamo tutto questo una lotta, perché amo praticare lo yoga: sto solo valutando il dualismo che arriva a quest’età. Quando il corpo dice “non ci arrivo”, la pratica dello yoga mi aiuta ad arrivarci. Quando vedo gente anziana che si riposa la mia mente è attirata da questo pensiero: “Perché vuoi sforzarti così tanto? Hai lavorato con grande disciplina, ora goditi la vita e dimentica tutto”. Allora mi dico: “No”, per essere onesto con la mia coscienza continuo a praticare. Ancora oggi il mio obiettivo è mantenere il contatto con il corpo eterico, al di là del corpo organico. A questo punto non sto più lottando, ma indirizzo la mente a espandersi con consapevolezza attraverso tutto il corpo. Educo me stesso mentre allungo il mio corpo fisico: creo un allungamento interiore che non e’ visibile esteriormente. Porto il mio Sé, la mia anima e tutto il mio essere interiore verso il loro involucro: la pelle. In questo modo io entro in contatto con il mio corpo interiore e così il corpo non avverte l’età ed è tutt’uno con l’anima. Sebbene l’invecchiamento e la morte siano cose assolutamente certe per il corpo, per me praticare yoga è un modo per non pensare all’idea dell’età e della morte. La pratica porta il corpo che si assottiglia in contatto con lo Spirito eterno. L’eternità dello Spirito non rimane più un concetto astratto quando si riesce a sperimentarlo. Questa unione è una cosa molto complicata che molti non riescono a comprendere facilmente.

Lei sa che io oggi non riesco più ad allungare il mio corpo come quando avevo trenta o quarant’anni. Ora espando l’intelligenza dentro il mio corpo e l’intelligenza allunga il mio corpo e lo esplora dappertutto. Questo è il motivo per cui dico che all’inizio ero un ricercatore, mentre ora che non lo sono più, espando la mia intelligenza e lascio che il corpo si allunghi da solo. Se allungo il mio corpo posso sentire i segni della stanchezza, perché il corpo sente lo sforzo e la mente sente la fatica. Ora invece lavoro con l’intelligenza in modo da sostenere la mente nel corpo. Prima il corpo e la mente erano gli strumenti più importanti che io utilizzavo per perfezionarmi nello yoga: ora li considero secondari e faccio invece muovere la mia intelligenza saldamente unita al Sé. Il Sé come contenuto si espande nel mio corpo e la fluidità del mio corpo interiore espande il corpo materiale. All’inizio io usavo il corpo materiale per renderlo fluido: oggi non è più così, è il corpo fluido quello che faccio venire a contatto del corpo materiale. E’ una pratica molto sottile, sublime che non si può capire solo sperimentandola.

Una volta l’ho sentita dire che ora lei capisce che cosa accade al corpo quando diventa vecchio: potrebbe spiegarci che cosa accade?

Anche questa e’ una cosa nuova. Se lei osserva il corpo di un giovanetto e quello di una persona anziana lei nota che le costole superiori della persona anziana si sono notevolmente ridotte. Perché? Solo quando si è nel pieno della vita il torace superiore è più largo di quello mediano e di quello inferiore. Guardi uno scheletro di una persona anziana: è facile notare la contrazione nella parte superiore. Questo fatto mi ha guidato a capire come l’energia vitale si ritiri dall’esterno verso l’interno, muovendosi gradual-mente verso il corpo interiore, concetto che una mente comune non può afferrare. Col progredire di questo processo, naturalmente la forza vitale non arriva più e l’energia vitale si contrae, quindi le costole superiori diventano sempre più piccole e non c’è più spazio per l’energia vitale. Le costole si atrofizzano e l’energia non fluisce fino alle estremità; la vita si accorcia e alla fine svanisce. Questo è il motivo per cui pratico: per cercare che l’energia vitale non si ritiri dal mio corpo. Ed è una cosa che ho imparato solo recentemente.

Oggi lei mi ha visto mentre facevo molte posizioni indietro. Quando voi fate le posizioni indietro vi potete lamentare del mal di schiena e del dolore: ebbene, sarà sorpresa nel sapere che a quest’età le posizioni indietro provocano dolore e secchezza (secondo la terminologia ayurvedica) allo sterno. Io non sento male negli stessi punti, sento male solo allo sterno. Finalmente ho capito che ruolo gioca l’età: lo sterno è noto come una zona secca, dalla quale l’energia rifluisce. Anche un medico vi confermerà che quest’area è piena di struttura ossea e si muove molto poco. Ecco perché, quando spiego le tecniche di respirazione, dico che un terzo del torace è pieno di ossa. Alla sua età lei non sente la secchezza dello sterno. Il motivo per cui io so che la vecchiaia avanza è perché dopo aver praticato yoga per tanti anni sento questa secchezza.